Meloni si oppone al piano UE sugli asset russi: ecco cosa sta succedendo

La posizione dell’Italia nei confronti degli asset russi congelati rappresenta uno snodo cruciale nel dibattito europeo post-crisi ucraina. Mentre l’Unione europea valuta di utilizzare i circa 200 miliardi di euro in beni russi immobilizzati in Belgio per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, la premier Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di agire con cautela e nel pieno rispetto del diritto internazionale, per evitare conseguenze finanziarie e geopolitiche potenzialmente dannose per l’economia europea.

La posizione italiana su asset russi congelati

Meloni ha espresso una linea di prudenza e lucidità sui mercati durante le comunicazioni in Senato e alla Camera, alla vigilia del Consiglio europeo di ottobre 2025. La premier ha ribadito che, sebbene sia necessario incrementare la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni, la questione degli asset congelati richiede un approccio diverso. Il governo italiano sostiene che bisogna rispettare il diritto internazionale e il principio di legalità, evitando azioni unilaterali che potrebbero esporre l’Europa a rischi significativi.

Il rischio di stabilità finanziaria

La preoccupazione principale dell’Italia riguarda le ricadute potenziali sulla stabilità delle economie europee. Meloni ha evidenziato che un blitz generalizzato sui beni russi comporterebbe il rischio di provocare la fuga di centinaia di miliardi di capitali dall’Europa, una conseguenza che il Vecchio continente non può permettersi. L’approccio italiano, quindi, privilegia la cautela amministrativa e il consolidamento di meccanismi sanzionatori già rodati, rispetto a mosse più rischiose sul piano finanziario.

Le minacce russe e le ritorsioni

Oltre alle preoccupazioni economiche, l’Italia affronta pressioni diplomatiche esplicite da Mosca. L’ambasciatore russo in Italia, Paramonov, ha minacciato conseguenze qualora il Paese partecipasse al sequestro dei beni russi, dichiarando che le conseguenze sarebbero “dolorosamente nauseanti” e includerebbero il mancato ripristino dei rapporti commerciali ed economici anche dopo la fine della guerra. Questa minaccia diretta rappresenta un elemento di complessità nel calcolo politico di Meloni.

Il dibattito europeo sui beni russi

Il Consiglio europeo di ottobre 2025 si è presentato come un momento di frattura all’interno dell’Unione europea riguardo la gestione degli asset congelati. Non si è raggiunto un accordo definitivo, e la questione è stata rinviata a discussioni future, nonostante la pressione di alcuni stati membri.

La posizione della Germania e della Commissione

Da un lato, la Germania e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spingono per uno smobilizzo generale dei beni russi, trasformandoli in un prestito di riparazione di circa 140 miliardi di euro da destinare direttamente all’Ucraina. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sostenuto attivamente questa ipotesi, considerandola una misura necessaria per supportare la ricostruzione ucraina senza gravare ulteriormente sui bilanci europei.

L’alleanza dei frenatori

Non solo l’Italia frena sull’operazione. L’Ungheria, guidata da Viktor Orban, si è opposta fermamente, dichiarando che “non siamo ladri, non tocchiamo soldi altrui”. Anche la Slovacchia ha manifestato contrarietà, e la Francia ha sollevato dubbi sostanziali sulla compatibilità giuridica dell’operazione con il diritto internazionale. Questo blocco rappresenta un ostacolo significativo al raggiungimento dell’unanimità europea necessaria per procedere.

Le preoccupazioni di Meloni sul diritto internazionale

La posizione italiana si radica saldamente nel principio di legalità internazionale, un concetto fondamentale della convivenza tra stati moderni. Meloni ha sottolineato ripetutamente che l’eventuale utilizzo dei beni russi immobilizzati non può che essere subordinato alla compatibilità con il diritto internazionale, una formula identica a quella utilizzata dalla Francia per bloccare il sequestro degli asset.

Il principio della tutela della stabilità finanziaria

Nel contesto del G7, Meloni ha ribadito che il governo italiano discute di possibili misure sui beni congelati russi, ma ritiene necessario tutelare la stabilità finanziaria delle economie Ue e garantire la sostenibilità di ogni passo che dovesse essere intrapreso. Questo approccio riflette una visione secondo cui una decisione affrettata potrebbe compromettere il benessere economico complessivo del continente.

Il precedente giuridico e i timori sulla legalità

L’Italia è preoccupata che uno smobilizzo generale dei beni senza una base giuridica robusta potrebbe esporre l’Europa a contenziosi internazionali e a ricorsi legali dalla Russia stessa, complicando ulteriormente la già tesa relazione diplomatica. La cautela italiana, quindi, non rappresenta un’indifferenza verso il conflitto ucraino, ma piuttosto una valutazione diversa dei rischi e dei benefici.

Le pressioni internazionali e geopolitiche

Meloni si trova di fronte a una situazione complessa, dove deve bilanciare il supporto determinato all’Ucraina con la necessità di mantenere la stabilità economica e di proteggere gli interessi italiani da possibili ritorsioni.

Il sostegno determinato a Kiev

Durante le comunicazioni parlamentari, Meloni ha ribadito il sostegno fermo e determinato alla resistenza ucraina fino al raggiungimento di una pace “giusta”, ma ha chiarito che l’Italia non dispiegherà nessun soldato italiano sul territorio ucraino. Questo significa che il coinvolgimento dell’Italia rimane principalmente sul piano economico, finanziario e diplomatico.

Il rischio di escalation con la Russia

L’Italia teme che un’appropriazione diretta dei beni russi potrebbe spingere la Russia a escalation economiche e commerciali più severe, non solo nei confronti dell’Italia ma dell’intera Unione europea. Il rischio di rotture definitive nei rapporti commerciali rimane una preoccupazione concreta per un’economia come quella italiana, che mantiene ancora significativi interessi commerciali nel settore energetico e in altri settori strategici.

La strategia alternativa dell’Italia

Piuttosto che procedere al sequestro dei beni russi, l’Italia propone di incrementare ulteriormente la pressione economica attraverso le sanzioni. Il diciannovesimo pacchetto di sanzioni rappresenta una continuazione di questa linea.

Il rafforzamento delle misure sanzionatorie

L’approccio italiano prevede di aumentare l’incisività delle sanzioni sull’economia russa e sulla sua industria della difesa finché Putin non sia disposto a firmare la pace. Questo percorso, secondo Roma, è più sostenibile dal punto di vista giuridico e più efficace nel lungo termine, poiché non espone l’Europa ai rischi di una ritorsione russa coordinata.

Le sanzioni sul gas naturale liquefatto

Tra le misure annunciate, è previsto lo stop totale al gas naturale liquefatto russo a partire dal primo gennaio 2027, con sei mesi di transizione per i contratti a breve termine. Questa mossa rappresenta un’escalation significativa nella pressione economica, pur mantenendo una struttura giuridicamente più solida rispetto al sequestro dei beni.

Prospettive future e implicazioni per l’Europa

La questione degli asset russi congelati rimane aperta e rappresenta uno dei dossier cruciali da risolvere entro la fine dell’anno. La decisione finale avrà implicazioni significative non solo per l’Ucraina, ma per l’intero ordine internazionale e per la credibilità giuridica dell’Unione europea.

Il rinvio dell’accordo sui beni russi congelati testimonia la profonda divisione all’interno dell’Ue su come affrontare questa questione. Meloni, dal canto suo, continua a difendere una posizione di equilibrio tra la solidarietà verso l’Ucraina e la protezione degli interessi economici europei, affermando che la forza dell’Italia risiede nel suo ritrovato protagonismo internazionale, capace di portare ragionevolezza in una situazione complessa e polarizzata. L’esito di questo dibattito determinerà non solo il futuro della ricostruzione ucraina, ma anche la capacità dell’Europa di agire in modo coeso di fronte alle sfide globali.

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